Dopo duecento anni recuperato e stampato il lavoro del naturalista Baldassarre Palazzotto, conservato alla Biblioteca comunale di Palermo. Uno studio sull’ornitologia sicula dimenticato da tutti e custodito dalla Biblioteca comunale di Palermo. Lo scrisse ai primi dell’800 il canonico della Cattedrale Baldassare Palazzotto (Palermo 1777-1858), Dimostratore di Storia naturale alla Regia Università degli Studi dal 1815 al 1820/24, riprendendo un precedente studio dell’abate Francesco Cupani. Il manoscritto, mai pubblicato, si intitola Materiali pell’Ornitologia sicula, è privo di illustrazioni, ma presenta vari riferimenti alle tavole del suo predecessore Cupani. Il testo fu depositato nel 1830 alla Biblioteca Comunale di Palermo, dove Palazzotto prestava servizio dal 1802 e di cui fu direttore dal 1826 al 1858. Ne è venuta fuori una storia relativa a collezionismo scientifico siciliano, storia naturale, crescita sociale in forza dello studio e della nascente università a Palermo, cantieri nella Cattedrale e al Seminario arcivescovile, di cui Palazzotto fu Rettore, e Biblioteca Comunale, della quale si è descritto il funzionamento e le attività nei primi cento anni fino al 1860, che mancava, nonostante essa all’epoca fosse un perno istituzionale e pubblico della formazione a Palermo. Baldassare Palazzotto tratta nel suo manoscritto un elenco di 187 specie di uccelli presenti in Sicilia, di cui cinque domestiche. L’aspetto interessante di questo manoscritto riguarda le informazioni sulle abitudini e la fenologia di numerose specie viventi in Sicilia tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800, in particolare nell’area Palermitana, dove viveva l’autore. Inoltre Palazzotto parla abbastanza diffusamente di sette specie estinte in Sicilia, Francolino, Quaglia tridattila, Gallina prataiola, Gufo reale, Picchio rosso minore, Grifone e Pollo sultano, queste ultime due reintrodotte con successo nell’isola negli anni 2000. L’autore dimostra di riconoscere il Rondone pallido (allora ancora sconosciuto) dal Rondone comune. Riporta inoltre la prima segnalazione di Cuculo dal ciuffo ricavata da un manoscritto di Cupani (1696) mai trascritto, ma da lui esaminato. Segnala per la prima volta la Gazza marina in Sicilia (sotto il nome di Uria), catturata dietro le mura del castello a Mare di Palermo, cita il Lanario, allora quasi sconosciuto da quasi tutti gli ornitologi italiani, ma di cui in precedenza Cupani (1713) aveva realizzato una tavola; segnala per la prima volta in Sicilia e fornisce una dettagliata descrizione dello Storno nero, che nel frattempo (1820) però Temminck descriveva in modo ufficiale. Infine segnala per la prima volta in Sicilia il Pettazzurro occidentale, e con dubbio lo Zigolo di Lapponia. Se omettiamo le specie domestiche (5 in totale) dalla lista del Palazzotto, restano 182 specie. Facendo un confronto con le specie raffigurate da Cupani (1713), il totale delle specie selvatiche di uccelli conosciute per la Sicilia all’inizio del 1800 ammontava a 216. Si può affermare che l’ornitologia in Sicilia sia nata con Cupani, ma è stata sviluppata per la prima volta da Palazzotto con un testo ampiamente descrittivo e ricco di informazioni e di citazioni bibliografiche. In definitiva il ruolo di Palazzotto nell’ornitologia siciliana sarebbe stato molto più incisivo se il suo manoscritto fosse stato pubblicato duecento anni fa. Resta tuttavia una pietra miliare dell’ornitologia dell’isola. La pubblicazione comprende in appendice i risultati del restauro del ritratto del canonico Palazzotto, presentato nel 2018 dagli allievi del Consiglio di Studi in Conservazione e restauro dei Beni Culturali, allora coordinato dal prof. Franco Palla, ed esposto nella sala intitolata al Palazzotto presso quella biblioteca.
Materiali pell’Ornitologia sicula, il manoscritto dimenticato di Baldassare Palazzotto, nel 2024 è stato pubblicato a cura di Bruno Massa, Pierfrancesco Palazzotto e Daniela Patti per conto di University Press
